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Percorso tematico Home Page > Percorso tematico > Gli autori e i libri > Brunetto Latini

Brunetto Latini

fotografiaNato a Firenze nel terzo decennio del 1200, Brunetto Latini, militante guelfo, esercit� fin dal 1254, la professione notarile. Costretto per motivi politici all’esilio in Francia tra il 1260 e il 1266, rientrato a Firenze ricopr� prestigiose cariche nel governo della citt�, fino alla sua morte, nel 1294. � autore di due poemetti in distici di settenari a rima baciata, il Favolello sul tema dell’amicizia e l’incompiuto Tesoretto, ideato come prosimetrum di carattere enciclopedico-allegorico; di una canzonetta sicilianizzante S’eo son distretto inamoratamente; e soprattutto di un’ampia enciclopedia in lingua d’oil, il Tresor, in cui laicamente persegue un progetto di divulgazione culturale, nonch� della Rettorica, volgarizzamento con ampio commento, dei primi diciassette capitoli del De inventione di Cicerone, dove insiste sul nesso tra retorica e politica, offrendo un’immagine di intellettuale civilmente impegnato e persuaso della vocazione didattica dell’esercizio letterario, ben colta nell’elogio riservatogli dal cronista Giovanni Villani: “maestro in digrossare i Fiorentini e fargli scorti in bene parlare, e in sapere guidare e reggere la nostra repubblica”[1]. Al suo magistero, sia pure non sistematico, allude Dante, che colloca Brunetto tra i violenti contro natura, in Inf., XV 83-85: “la cara e buona imagine paterna / di voi quando nel mondo ad ora ad ora [= saltuariamente] / m’insegnavate come l’uom s’etterna”. E si tratter� non solo di un insegnamento civile e morale, ma anche della riproposizione di un modello intellettuale ed ideologico, portato a compimento nel Convivio, e di un’influenza di tipo retorico-stilistico, testimoniata dai numerosi echi intertestuali che si rintracciano tra le opere di Brunetto e quelle di Dante, dalle Rime giovanili fino alla Commedia, il cui incipit recupera la situazione iniziale del Tesoretto, con il protagonista smarrito in una selva. Si aggiunga che l’imitazione � scoperta nel Fiore e soprattutto nel Detto d’Amore, metricamente modellato sui poemetti volgari di Brunetto.

[1] G. Villani, Cronica, VIII 10.

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